San Francesco d’Assisi: il Santo della povertà e della pace

San Francesco d’Assisi: il Santo della povertà e della pace

San Francesco d’Assisi (1182–1226) è una delle figure più amate e universali del cristianesimo. Uomo semplice e profondo, rivoluzionario nella sua scelta radicale di povertà, ha lasciato un’impronta incancellabile sulla spiritualità, sulla cultura e perfino sull’arte dell’Occidente. La sua storia si lega profondamente anche ai luoghi: tra questi, uno dei più significativi è Greccio, piccolo borgo dell’Italia centrale dove nacque il primo presepe vivente della storia.

Francesco nacque ad Assisi, figlio di un ricco mercante. Da giovane visse in agiatezza, sognando la gloria delle armi. Ma dopo una crisi spirituale profonda, rinunciò ai beni materiali, si spogliò pubblicamente degli abiti paterni davanti al vescovo e iniziò una vita di povertà radicale, predicando il Vangelo “sine glossa”, cioè nella sua nudità e purezza originale.

Gli affreschi di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi raccontano con straordinaria vivacità la vita di questo santo. Realizzati tra il 1290 e il 1295, questi capolavori segnano una svolta nell’arte medievale per la loro intensità emotiva e realismo. La serie, composta da 28 episodi, illustra i momenti salienti della vita del santo, dalla giovinezza alla morte, mettendo in risalto il suo amore per la povertà, la natura e l’umanità. Con uno stile innovativo e profondamente narrativo, Giotto riesce a rendere ogni scena comprensibile e coinvolgente, trasformando le pareti della basilica in una sorta di "film medievale" capace di parlare ancora oggi a chi osserva.

Non fondò un ordine come oggi lo intendiamo, ma una fraternità di uomini liberi, legati da una sola regola: vivere secondo l’esempio di Cristo, in umiltà, fratellanza, amore per ogni creatura. È patrono d’Italia e, dal 2013, fonte d’ispirazione anche per Papa Francesco, che per la prima volta ha scelto il suo nome.

 

“Voglio vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si trovò il Bambino, come fu adagiato nella mangiatoia e come giacque sul fieno” — San Francesco

 

Nel 1223, due anni prima di morire, Francesco si ritirò nel borgo di Greccio, nell’alta Sabina reatina, immerso nei boschi e nella quiete. Colpito dalla somiglianza del luogo con la Terra Santa, ebbe un’idea rivoluzionaria: rappresentare la Natività non con parole, ma con gesti, per far toccare con mano la povertà di Cristo.

Nella notte di Natale, in una grotta vicino all’eremo fece allestire una mangiatoia con un bue e un asinello, e durante la Messa, celebrata da frate Leone davanti a un popolo profondamente commosso, Francesco stesso cantò il Vangelo. Secondo la tradizione, in quel momento, Gesù Bambino apparve realmente nella paglia, rendendo ancora più miracoloso e simbolico quell’evento. Era nato il primo presepe vivente della storia.

Greccio non è solo un luogo storico, ma fa parte di un paesaggio spirituale più ampio noto come Valle Santa reatina, che comprende altri santuari legati a San Francesco: Poggio Bustone, Fonte Colombo, La Foresta. Qui, il Santo scrisse la Regola definitiva dell’Ordine e visse momenti cruciali della sua maturità mistica.

Il Santuario di Greccio oggi conserva ancora la grotta dove fu allestito il presepe e offre ai visitatori un viaggio nel tempo e nello spirito.